11.16.2008

Stafano Benni in cattedra


da LA REPUBBLICA
Benni in cattedra, la fantasia al potereRepubblica
09 novembre 2008
GENOVA Se una mattina d' occupazione uno scrittore. Stefano Benni arriva a Balbiquattro prima di molti studenti, con un quarto d' ora d' anticipo, ieri mattina, alle 10 e un quarto. Un cespuglio di capelli bianchi, un lungo pastrano nero stropicciato, le mani in tasca, un sorriso leggero di chi entra in casa d' altri. I ragazzi dell' Onda lo siedono in cattedra, nell' aula M, accanto al cumulo di sacchi della Coop con le derrate per l' occupazione, e alla lavagna con l' elenco dei nomi di chi dorme, a turno, sera dopo sera, in Facoltà. E Benni, che ha già incontrato gli studenti a Pisa e a Bologna, comincia subito, con un gioco. Il gioco dei verbi all' infinito. "Imparare". «Vi state ribellando a un tentativo, in corso, di rendere misera la cultura in Italia, tentativo condotto sia dai governi di destra sia, seppur in misura minore, da quelli di sinistra. Nella cultura imperante della semplificazione, voi siete i secchioni e i somari sono loro: è quella ministra che dice "egìda", che usa i congiuntivi come fa Gasparri, che pensa di risolvere i centinaia di episodi di disagio con il 5 in condotta». L' aula M è gonfia, l' Onda sembra la compagnia dei Celestini. Qualcuno è uscito da poco dal sacco a pelo, nelle aulette lì a fianco, si beve il caffè, c' è un silenzio affettuoso intorno alle parole di Benni. "Comunicare". Si è sempre fatto un errore, spiega, dai "suoi" Sessantotto e Settantasette ai più recenti «pantere, panterine, giaguaretti: scoppiare sulla comunicazione. Si partiva in mille, si rimaneva in trecento: e i settecento perduti? Non hanno capito, si è sempre detto. Voi dovete andare a prendervi, uno per uno, quelli che non riescono a capire. Spiegate cosa state facendo. Ci sono quelli contro il movimento, e va bene. Ma dovete convincere i molti che non sanno». Cita il pittore Francis Bacon, «bisogna scegliere tra la sensazione e lo spettacolo» e dice ai ragazzi di continuare sulla strada che hanno scelto, quella delle sensazioni. E trovare un modo, come per lui fu Radio Alice e le radio libere, per comunicare meglio, al di fuori del circo mediatico. E la generazione You Tube risponde che sì, meglio ritornare nei mercati, per la strada, parlare con le persone: l' Onda sta crescendo così e forse così si salverà. "Essere responsabili". «Ero a Roma, per caso, in piazza Navona, quel giorno degli scontri. Ne ho visti di scontri, nella mia vita, anche se non ho mai partecipato, perché sono un mite e non mi piacciono. E' stato un piccolo episodio, una scaramuccia: cosa è successo invece? Per una settimana i media non hanno più parlato del movimento. Dovete essere responsabili delle cose che decidete di fare, dovete prendervene carico». "Durare". «Le uniche cose che mi piacciono sono quelle durevoli. Non mi piace il concerto del 1° maggio, perché è un evento. Emergency dura. Perché ciò che davvero dà fastidio al potere è ciò che permane, non la manifestazione che si consuma con una battaglia di numeri. Se siete in 30.000 in piazza e vi dicono che siete in tremila, voi rispondete «siamo in trecento». La vostra durata è il vostro obiettivo». Si scaglia contro la tv «che odio, è la nostra miseria», professa un saldo credo nei libri e nel loro potere di risveglio delle coscienze assopite. «Ho incontrato Berlusconi in piazza Navona - dice - e io ero in disparte, ma come diceva Baudelaire "si sognano patiboli, fumando la pipa"», e Benni parte con la parabola esilarante del grembiulino. «Il grembiulino ha la stessa radice del razzismo, è la paura della diversità. E loro lo indossano già. Berlusconi e le sue 50 guardie del corpo. Quelli bassi davanti, con lui, quelli alti dietro. Una squadra di boy-scout cibernetici, tutti vestiti uguali». «Tenetevi pronti, abbiate i nervi saldi - ritorna serio, con una raccomandazione da cattivo maestro - credo che giocheranno in maniera scorretta. Voi dovete avere la serenità delle vostre idee. A noi lanciarono molte provocazioni, voi non raccoglietele». Uno studente cita la "Tristalia" di Benni, «L' allegria e l' umorismo devono essere le vostre armi in questo triste paese, in cui Berlusconi è convinto di far ridere dicendo che Obama è "abbronzato". E' patetico chi cerca di far ridere e invece dice volgarità. Berlusconi dovrebbe essere quello che è, torvo nel fondo dell' anima. Sarebbe più simpatico». Cossiga, invece, è simpatico: l' unico, dice Benni. «Anche se non so da quali inferi arrivi il suo senso dell' umorismo». E' un ping pong di idee, tra l' Onda e lo scrittore che nel Sessantotto «un po' partecipavo, un po' lo contestavo, ero anarchico intimista»: fuori, di fronte a lui, c' è lo striscione: "Se non ora, quando? Se non qui, dove? Se non noi, chi?". Sono vent' anni, dice Benni, che vi descrivono un futuro che non esiste, avete un compito difficile e una strada in salita da fare: «Risvegliare le coscienze. Sarà un battaglia lunga: ci rivediamo qui tra dieci anni». - MICHELA BOMPANI





Stefano Benni all'Università di Genova

dal Il Manifesto

GENOVA «La sfida dell'Onda è ora quella di resistere a lungo»Assemblea a Lettere occupata con BenniAlessandra FavaGENOVA
Resistete a lungo, solo così darete fastidio al potere; create delle forme di informazione alternativa; parlate agli altri studenti, specie quelli che non la pensano come voi: sono questi i consigli di uno che ha fatto il '68 e il '77 («non le considero medagliette ma esperienze»). Uno come Stefano Benni. Ieri mattina alle dieci era nell'aula M della facoltà occupata di Lettere per incontrare gli studenti, invitato dal gruppo del Laboratorio probabile, cogliendo l'occasione tra le prove de «L'ultima astronave» ieri sera al teatro dell'Archivolto e rinunciando all'ennesima visita all'Acquario. In queste settimane è stato in quattro atenei per capire e parlare. Prima considerazione: voi volete cultura e questo fa emergere che i somari sono dall'altra parte. «Voi dite vogliamo studiare di più e così fate emergere come l'Italia sia diventata più ignorante. La destra ha come obiettivo di rendere gli italiani più ignoranti e la sinistra veltroniana ha come compito di non farli vergognare di esserlo». Quindi primo consiglio (Benni non userebbe mai questa parola, «mi pare d'avere cent'anni»): comunicare. «Tante pantere, panterini e giaguari si sono persi. Invece bisogna cercare il più possibile di convincere gli altri studenti che non capiscono o hanno paura. Non con gli spot. Gli spot li fanno gli altri. Voi dovete impegnarvi in un corpo a corpo quasi erotico con uno che non la pensa come voi». Insomma, come diceva Francis Bacon, bisogna scegliere tra sensazione e spettacolo. E sembra di risentire alcune poesie benniane: «Non esiste la neutralità delle idee, ci sono alcuni che hanno idee, altri che hanno paura delle idee, alcuni non hanno idee per niente», snocciola Benni in facoltà. Dei giornalisti, «ce ne sono di bravissimi e di pessimi», meglio non curarsi. «La cosa migliore è trovare forme di comunicazione alternativa come facemmo con le radio. Io trasmettevo a Radio Alice, poi Radio città. Oggi ci saranno altre forme che dovete pensare voi». E una ragazza propone di andare sui bus e per la strada a parlare con la gente, che è quello che hanno fatto l'altro ieri con un drago gigante, lavavetri, spazzini, toghe e battitori di bugiardini come il «Gelmidol, supposte effervescenti». Ma prima di tutto continuare, «è l'unica cosa che dà fastidio al potere. Se ci rivediamo tra un anno vuole dire che è stata veramente un'onda. I grandi concerti tipo primo maggio sono grandi eventi con piccolissima forza politica, mentre per voi l'unica cosa che spero è che duri»'. Consapevoli che le provocazioni non mancheranno: «Piazza Navona è stata una scaramuccia ingigantita dai giornali, ma tenete i nervi saldi, giocheranno in modo scorretto e arriveranno momenti molti meno sereni di questo».