11.16.2008






Stefano Benni all'Università di Genova

dal Il Manifesto

GENOVA «La sfida dell'Onda è ora quella di resistere a lungo»Assemblea a Lettere occupata con BenniAlessandra FavaGENOVA
Resistete a lungo, solo così darete fastidio al potere; create delle forme di informazione alternativa; parlate agli altri studenti, specie quelli che non la pensano come voi: sono questi i consigli di uno che ha fatto il '68 e il '77 («non le considero medagliette ma esperienze»). Uno come Stefano Benni. Ieri mattina alle dieci era nell'aula M della facoltà occupata di Lettere per incontrare gli studenti, invitato dal gruppo del Laboratorio probabile, cogliendo l'occasione tra le prove de «L'ultima astronave» ieri sera al teatro dell'Archivolto e rinunciando all'ennesima visita all'Acquario. In queste settimane è stato in quattro atenei per capire e parlare. Prima considerazione: voi volete cultura e questo fa emergere che i somari sono dall'altra parte. «Voi dite vogliamo studiare di più e così fate emergere come l'Italia sia diventata più ignorante. La destra ha come obiettivo di rendere gli italiani più ignoranti e la sinistra veltroniana ha come compito di non farli vergognare di esserlo». Quindi primo consiglio (Benni non userebbe mai questa parola, «mi pare d'avere cent'anni»): comunicare. «Tante pantere, panterini e giaguari si sono persi. Invece bisogna cercare il più possibile di convincere gli altri studenti che non capiscono o hanno paura. Non con gli spot. Gli spot li fanno gli altri. Voi dovete impegnarvi in un corpo a corpo quasi erotico con uno che non la pensa come voi». Insomma, come diceva Francis Bacon, bisogna scegliere tra sensazione e spettacolo. E sembra di risentire alcune poesie benniane: «Non esiste la neutralità delle idee, ci sono alcuni che hanno idee, altri che hanno paura delle idee, alcuni non hanno idee per niente», snocciola Benni in facoltà. Dei giornalisti, «ce ne sono di bravissimi e di pessimi», meglio non curarsi. «La cosa migliore è trovare forme di comunicazione alternativa come facemmo con le radio. Io trasmettevo a Radio Alice, poi Radio città. Oggi ci saranno altre forme che dovete pensare voi». E una ragazza propone di andare sui bus e per la strada a parlare con la gente, che è quello che hanno fatto l'altro ieri con un drago gigante, lavavetri, spazzini, toghe e battitori di bugiardini come il «Gelmidol, supposte effervescenti». Ma prima di tutto continuare, «è l'unica cosa che dà fastidio al potere. Se ci rivediamo tra un anno vuole dire che è stata veramente un'onda. I grandi concerti tipo primo maggio sono grandi eventi con piccolissima forza politica, mentre per voi l'unica cosa che spero è che duri»'. Consapevoli che le provocazioni non mancheranno: «Piazza Navona è stata una scaramuccia ingigantita dai giornali, ma tenete i nervi saldi, giocheranno in modo scorretto e arriveranno momenti molti meno sereni di questo».

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